Piano complessivo degli interventi per il recupero del Palazzo di Belvedere di Caserta per funzioni culturali 1982-1988
Il nucleo originario del progetto per il Belvedere di S.Leucio di Caserta è costituito dalla tesi di laurea del 1974 , volta al recupero del documento storico costituito dalla “Città ideale di S.Leucio” di Ferdinando di Borbone . A seguito di un Convegno nel 1981, si era creata la possibilità di un intervento a valere sui Fondi F.I.O. per la formazione di un “Centro della Seta” che , a partire dalla documentazione delle attività proto-industriali svolte nel complesso monumentale , fosse anche promotore delle attività attuali nel settore .
SCELTE E CRITERI DI INTERVENTO
La complessità funzionale ed architettonica del progetto è stata sempre uno dei nostri principi centrali in quanto direttamente strumentale alla ricchezza ed allo spessore problematico che la storia della Colonia e del Belvedere hanno restituito.
La storia, comunque, si coniuga con il delicato ruolo che San Leucio oggi può e deve giocare in relazione ad un programma di riqualificazione di tutto l'ambito urbano di Caserta.
Il progetto opera il tentativo di restituire tale complessità anche all'interno del primo stralcio del generale piano di intervento per il recupero del Belvedere e di San Leucio.
Le funzioni previste sono quindi quelle del museo, in numerose specificità più avanti precisate; della struttura produttiva e di promozione commerciale, a servizio della locale, attiva imprenditoria di settore, un cui nucleo è in questa prima fase totalmente coincidente con una delle articolazioni del museo; di un centro studi, in un possibile diretto collegamento con dipartimenti universitari del la Campania e riconducibile quindi al processo di decentramento del le strutture didattiche e di ricerca di tale livello del polo storico di Napoli; di un centro convegni, struttura di servizio alle altre ospitate nello stesso organismo, ma di sicuro riferimento per le attività culturali dell'intera città; dell'associazionismo culturale, che oggi vede diverse realtà operanti nel recupero delle tradizioni leuciane; della rappresentazione e dello spettacolo riconfermando in ciò la suggestiva utilizzazione del cortile chiuso avvenuta in numerose occasioni nelle ultime stagioni. Oltre naturalmente alle funzioni legate al culto, a cui una parte del Belvedere è storicamente destinata.
La fase della progettazione qui documentata; lungi dal voler essere esauriente nel merito di ciascuna problematica, ha portato ad una più specifica definizione del funzionamento di ogni singolo settore. Ciò ha consentito di quantificare più puntualmente i fabbisogni spaziali, di individuare in maniera più appropriata il grado di possibile integrazione tra le parti e le relative scelte di carattere distributivo, di formulare ipotesi di intervento che presentano differenziati gradi di sofisticazione tecnica e tecnologica.
Gli elaborati grafici qui allegati, che in alcune restituzioni si presentano come campionature di tipologie di intervento, nel loro insieme offrono un quadro completo ed integrato di scelte (analoga mente operabile anche nei corpi di fabbrica non interessati dal primo stralcio) su cui è possibile innestare la stesura definitiva del progetto. Apparentemente la funzione museo riveste in questa fase un ruolo prioritario e trainante: in realtà in nuce sono costituiti tutti gli altri settori di cui si compone il programma definitivo. L'attivazione dei successivi stralci infatti libererà la struttura ,produttiva vera e propria dalla coabitazione con la sezione del museo definita "museo vivo", che riprodurrà il sistema storico di fabbrica riproponendone il funzionamento; consentirà una strutturazione !più autonoma dell'Agenzia di promozione e commercializzazione del marchio e dei prodotti, oggi totalmente integrata a quella produttiva; porterà ad una completa e razionale dotazione di spazi per attività congressuali ora ospitate all'interno dei locali destinati -ce me obiettivo finale- ad essere (insieme al bagno della regina) rappresenatazioni e museificazioni della propria storia, con la possibilità di allestimenti e manifestazioni temporanee; completerà il ,ciclo didattico, rappresentato per il momento dal centro studi, grazie all'attivazione della scuola professionale nelle strutture della 'Filanda dei Cipressi e della Cuculliera. L'allocazione delle funzioni si basa su un criterio di recupero del-la stratificazione storica che ha caratterizzato l'edificio e su un l'approccio filologico che consente una sua valorizzazione grazie al
rispetto dell' "identità" formale di ogni singolo spazio. Questa scelta non risulta comunque un fattore di irrigidimento del progetto in quanto una parte degli spazi ed alcune funzioni presenta no caratteri di reversibilità e flessibilità. Sono del resto quelli che anche storicamente hanno subito più sostituzioni funzionali e che sin dall'origine non sono stati interessati da particolari dotazioni tecnologiche -in relazione alla fabbrica- o figurative -in relazione alle necessità di rappresentanza. Il rapporto tra singoli segmenti dell'edificio e funzioni insediate, facilitato anche dalla distribuzione delle strutture di risalita (integrate da mezzi meccanici là dove è stato possibile), è anche strumentale alla "autonomizzazione" di blocchi in termini di usi temporali, esercizi economici e gestioni istituzionali. E' funzionale inoltre alla realizzazione di un itinerario museale percorribile nella sua interezza (museo dell'edificio; della civiltà borbonica; "vivo"; di archeologia industriale; della cultura della seta; della colonia appartamenti reali e bagno della regina) e per parti: il ciclo produttivo (museo dell'edificio ; "vivo"; di archeologia industriale; della cultura della seta) o le fenomenologie e le più generali implicazioni culturali (museo dell'edificio; della ci-viltà borbonica; della colonia). Le alternative possibili sono naturalmente più numerose di quelle menzionate. La distribuzione delle funzioni è ragionata, infine, secondo criteri di maggiore o minore accesso del pubblico agli spazi. La ricchezza problematica degli aspetti museologici ha richiesto lo ausilio di uno specialista nel settore. Da qui il contributo di Antonello Negri, riportato in calce a questa nota, che costituisce una prima ricognizione sulla struttura del museo. Le indicazioni che ne scaturiscono sono sufficienti tuttavia all'individuazione di tipologie museografiche e, quindi, al concepimento di scelte di massima dei diversi criteri di allestimento e delle con seguenti necessità impiantistiche (in particolare illuminotecniche). Un parziale "catalogo tipologico" degli interni è qui documentato con schizzi. A livello impiantistico una prima generale ipotesi è stata formulata circa il problema del trattamento dell'aria ed è riportata negli schemi allegati. Le categorie di intervento e le qualità delle operazioni da portare sulla struttura architettonica sono descritte negli stralci in pianta e sezione alla scala 1:100. Anche in questo caso non rivestono carattere esaustivo, sono piuttosto delle schematizzazioni tipologiche estendibili a tutte le parti del complesso caratterizzate da analoghe peculiarità costruttive, da un coerente uso di materiali e tecniche, da un omogeneo livello di degrado e da una scelta progettuale simile. Le planimetrie in scala 1:500 illustrano la riproponibilità di tali categorie nei diversi ambiti spaziali. In questa fase il progetto prevede un unico cospicuo, intervento ex-novo, da realizzare interrato nei giardini ovest del Belvedere. Tale stralcio è funzionale soprattutto all'utilizzo del cortile chiuso per spettacoli e manifestazioni: la sua programmazione può essere previ-sta in tempi differiti,non pregiudicando con ciò l'interattività de-gli altri settori.
Museo della Colonia di San Leucio.
Attraverso documenti scritti ed iconografici (su pannelli) si potrà seguire la storia della costituzione della colonia leuciana, i suoi regolamenti, i riti e gli usi, gli aspetti della vita privata e pubblica dei suoi abitanti: sullo sfondo, le ideologie illuministiche del Settecento, gli ideali di felicità per tutti che, ad un certo momento, sembrano realizzabili a San Leucio. Questa parte documenta
ria sarà completata dalla ricostruzione della storia del complesso del Belvedere, dell'utopia di Ferdinandopoli e dei rapporti del Bel
vedere stesso con il territorio circostante. Se da questa parte del museo dovrà emergere uno dei più significati
vi episodi della microstoria sette ed ottocentesca, alcuni locali adiacenti avranno la funzione di dare ad essa concretezza presentando frammenti di cultura materiale strettamente connessi: saranno in
fatti esposti abiti della vita civile e festiva, suppellettili di abitazioni di artigiani serici, utensili della vita quotidiana, etc. Serie di programmi video, infine, racconteranno per episodi campione quella storia dell'utopia e delle città ideali cui anche San Leucio può essere riferita. (Un video potrà cercare di visualizzare le rimanenze di un'ideologia comunitario-illuminista nei modi di esse-re, di lavorare e di vivere nella San Leucio di oggi).
Organico per la realizzazione: una équipe video; uno storico; un ricercatore iconografico.
Organico di gestione: due custodi.
Centro Studi.
Sarà una parte del museo aperta soltanto agli studiosi ed agli specialisti. Sarà costituita da una biblioteca specializzata, da un archivio iconografico, da un archivio di documenti scritti (microfilmati e disponibili attraverso lettore/stampatore). La biblioteca sarà specializzata in testi di archeologia e di architettura industriale (oltre a disporre, naturalmente, di tutto il materiale scritto, in originale o in copia, riguardante San Leucio nei suoi differenti aspetti). Sarà particolarmente importante la fase della sua prima formazione, che dovrà comunque essere continuamente aggiornata attraverso una puntuale politica di nuove acquisizioni. L'archivio iconografico sarà costituito da originali (incisioni, dipinti, disegni, progetti architettonici) e da riproduzioni fotografiche di immagini attinenti al "tema" del museo nelle sue differenti articolazioni (per esempio delle tavole dell'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert riguardanti la lavorazione della seta).
Organico per la realizzazione: un bibliotecario; un archivista.
Organico di gestione:
un bibliotecario; un archivista; un addetto ai microfilm ed all'archivio fotografico; un custode.
Laboratori leggeri, archivi e depositi. Sono le necessarie strutture di servizio all'attività espositiva, didattica e di ricerca del museo che si articolano in quattro parti principali:
1. Laboratorio di restauro dei tessuti di seta. 2. Laboratorio fotografico. 3. Inventario e depositi (sia di opere del museo che di attrezzi).
4. Centro stampa, attrezzato con Word-Processor, fotocopiatrice, etc., per comunicati stampa, programmi di convegni ed esposizioni temporanee, etc.
Organico di gestione:
un analista-restauratore di tessuti di seta; un falegname-carpentiere; due magazzinieri; due addetti all'inventario; un fotografo; un addetto alle pubblicazioni; un custode.
Organico di gestione:
due tecnici addetti al funzionamento del complesso; otto tessitori; un custode
Museo di Archeologia Industriale.
San Leucio come fabbrica di seta sarà qui considerata nell'ambito della storia architettonica dell'industria serica, come episodio particolare e straordinario che si colloca in una serie precisa, con un prima e con un dopo. Questa sezione farà uso di tre modi espositivo-didattico-narrativi:
l. Pannelli. Documento originali e riproduzioni fotografiche (di pro getti architettonici, di disegni e dipinti, di antiche fotografie, etc.) racconteranno la storia architettonica degli edifici costruiti per la lavorazione della seta, dal portico rurale alla filanda ed al filatoio industriale, sottolineando la collocazione di San Leucio all'interno di tale sviluppo storico.
2. Videotapes. Programmi video avranno la funzione di mostrare in termini di archeologia industriale (cioè guardando a ciò che oggi ancora esiste, per Io più come rovina, o come architettura fortemente alterata) altri esempi significativi, Italia ed all'estero, di architetture per la produzione della seta.
3. Modelli in scala. In modo sintetico ed esemplare dovranno mostra-re (anche attraverso spaccati) le caratteristiche tipiche, ricorrenti ed essenziali di filande e filatoi a diverse soglie cronologiche, particolarmente significative per la loro evoluzione tecno logico-architettonica.Dovrà risultare ben evidenziato il loro rapporto con le fonti di energia.
Organico per la realizzazione: una équipe video; un laboratorio di modellistica; due ricercatori iconografici.
Organico di gestione: un custode.
Museo della Cultura della Seta.
Lo specifico contributo di San Leucio alla storia della produzione serica sarà qui inquadrato in un panorama storico più ampio. La sezione sarà articolata in due parti:
1. Parte storica. Attraverso pannelli saranno rivisitati i momenti più significativi della storia della seta nel mondo occidentale: le vie ed i percorsi della seta; i grandi mercati medioevali e rinascimentali in tutta Europa; la distribuzione attuale di produzione, distribuzione e consumo della seta. Saranno qui utilzzate carte geografiche, elaborazioni grafiche e riproduzione di di segni, dipinti, stampe, fotografie.
2. Parte specifica su San Leucio. Attraverso pannelli, utilizzando materiali simili a quelli sopra indicati, saranno svolti i temi della storia della produzione serica a San Leucio e nel napoleta no; della diffusione dei prodotti leuciani (ovvero della particolare clientela, in diversi momenti storici, delle manifatture di San Leucio); della particolare organizzazione del lavoro a San Leucio. Attraverso programmi video si descriveranno l'evoluzione dei di-versi metodi di trattura, torcitura e tessitura della seta e si analizzeranno nel dettaglio le operazioni compiute dalle mani di un tessitore-artigiano di San Leucio. Infine saranno esposti oggetti originali, storicamente legati al la industria serica leuciana: utensili, schede perforate, semilavorati, tessuti, campionari di tessuti antichi e recenti, model-li o disegni per tessuti, etc.
Organico per la realizzazione: una équipe video; uno storico; un geografo; uno storico del tessuto; due ricercatori iconografici due ricercatori e schedatori.
Organico di gestione: un custode.
IL MUSEO. ASPETTI MUSEOLOGICI E MUSEOGRAFICI.
Museo dell'edificio.
Si trova nella sala d'ingresso al complesso del Belvedere. Attraverso programmi video, viene qui fornito un primo livello d'informazione sul museo di San Leucio nelle sue diverse articolazioni. Sono da prevedere programmi di taglio e di approfondimento diverso, adatti ai differenti pubblici che visiteranno il museo (si pensi alle classi scolastiche, che potranno essere elementari e superiori). Organico per la realizzazione: una équipe video (un regista, un operatore, un tecnico del suono). Organico di gestione: due guide.
Museo della Civiltà Borbonica.
Si tratta di una sala telematica, realizzata in collaborazione con la Italtel. Una serie di terminali video, collegati con altre "stazioni" (o "antenne") di un complessivo sistema museale diffuso sul territorio campano, potrà mettere a disposizione dei visitatori in-formazioni relative a manufatti, opere d'arte, architetture che con dividono, con San Leucio, il riferimento alla civiltà borbonica, ma che si trovano, o sono conservati, altrove (per esempio nella Reggia di Caserta, o al Museo di Capodimonte). Questa sala dovrà essere resa operativa in primo luogo attraverso la collaborazione delle Soprintendenze ai Beni Culturali di Napoli e Caserta, cui sarà affidato il compito di procedere alla schedatura scientifica degli "oggetti" in questione. Le schede elaborate sotto il controllo della Soprintendenza saranno quindi immesse in una me-moria centrale a cui faranno capo i terminali della sala telematica di San Leucio.
Organico per la realizzazione: una équipe di schedatori diretta dal-le Soprintendenze di Napoli e Caserta; una équipe di analisti, programmatori e tecnici informatici. Organico di gestione: due operatori ai terminali.
Museo Vivo.
Il senso di questa sezione è di riproporre al visitatore, in termini reali,modi e tecniche di lavorazione della seta, in un ciclo completo, alla soglia cronologica dell'istituzione della colonia di San Leucio. E' stato scelto, per il "museo vivo", l'originario nucleo produttivo del complesso del Belvedere, ovvero il lato lungo opposto a quello della chiesa. La sezione risulterà articolata in quattro parti, corrispondenti ad altrettante lavorazioni:
1. Trattura della seta. Ricostruzione di un modulo di modulo di "barracconi con fornacelle per tirare la seta", ovvero di una serie di bacinelle a fuoco diretto (una parte delle quali potrà essere restituita graficamente, pur dimensionata in termini reali).
2. Preparazione della seta per la torcitura. Ricostruzione delle "macchinette per incannare la seta" di cui si parla nel primo progetto del Belvedere.
3. Torcitura. Ricostruzione di un "vallico a ordine doppio uno sopra l'altro" (ovvero di un mulino in tondo) collegato ad un sistema di produzione e trasmissione dell'energia da collocarsi -com'era in origine- nel sotterraneo, dove sarà ripristinato il flusso del la acqua derivata dall'acquedotto "del Bosco". Tutte le tre fasi della lavorazione saranno collegate allo stesso albero motore, che azionerà le macchine ed i meccanismi di ciascuna.
4. Tessitura. Parte dei telai originali, ancora esistenti, sarà fat-ta funzionare da artigiani locali nel vano dove un tempo "batteva no", cioé accanto alla sala della torcitura.
Organico per la realizzazione: uno storico della tecnica; uno specialista che progetti e dise-gni le macchine da ricostruire; un laboratorio di falegnameria, car-penteria e meccanica.